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Seminario Roberto Latini

La figura del Messaggero

Aiace, Edipo Re, Edipo a Colono, Antigone, Medea

Lo sguardo di Roberto Latini, un ponte tra ciò che appare e ciò che è. Il suo approccio al teatro è un invito a guardare oltre le cose, lasciando spazio a quello che non si può dire ma solo evocare. Nel terzo seminario, il dialogo ha preso forma attorno a cinque tragedie: Aiace, Edipo Re, Edipo a Colono, Antigone e Medea. I messaggeri di queste opere sono stati il punto di partenza per un’esplorazione che si è presto trasformata in un’indagine su cosa sia il teatro e quale sia il suo respiro.

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Si è parlato dello sguardo come elemento fondante. “fidarsi di chi ti guarda”. Lo sguardo non è solo il ponte tra attore e pubblico, ma un respiro comune, un momento di verità condivisa. L’attore, attraverso lo sguardo, rivela e nasconde, rende visibile ciò che non è mai del tutto detto. Il teatro è questo gioco sottile: se vuoi dire qualcosa, non dirla. Mostrare l’essenza, non l’immagine. Un cane in scena non è importante in quanto cane, ma per la sua canità. Così il teatro non imprigiona l’immaginazione, ma la libera, invitando chi guarda a completare il senso di ciò che si mostra, di ciò che sembra. â€‹â€‹â€‹â€‹â€‹

Ogni parola, ogni gesto diventa così un luogo di tensione tra il pieno e il vuoto. Per evocare il vuoto, è necessario prima dare il senso del pieno. Consideriamo la certezza del testo: una struttura chiara, leggibile, in stampatello e non in corsivo. Solo così l'attore può permettere allo spettatore di entrare nel gioco senza smarrirsi.

Il magnetismo dell’attore è emerso come un altro tema  cardine. Non si tratta solo di presenza scenica, ma di un’aura che cattura, che dialoga con la materia teatrale e con il pubblico. La tecnica, pur necessaria, non deve mai oscurare l’autenticità del gesto e della parola. Senza disturbare l’immaginazione di chi guarda, il teatro si allontana da ciò che è esibizione, abbracciando una scoperta reciproca.​​

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Nel discutere la drammaturgia, ci si è avvicinati a una visione fluida: e se non esistesse un confine netto tra testo, regia, luci, costumi e suono? Tutto converge in un unico respiro. La drammaturgia non si limita al testo scritto, ma è il processo con cui il testo prende vita attraverso tutti i suoi elementi. Ogni elemento contribuisce a una rete di significati e traduce il testo originale in un linguaggio visivo, sonoro e corporeo. Qualsiasi scelta diventa un potenziale tradimento al testo, ma è proprio in questo tradimento che si trova una nuova verità, trasformandolo in modo che continui a parlare, a respirare, a risuonare. â€‹

Durante questi giorni, Roberto Latini semina molteplici domande sospese nell’aria, che non vogliono risposte affrettate, né tantomeno fisse; alcune di queste non vogliono neanche risposte; come ci si pone di fronte a una domanda apparentemente banale a cui, in realtà, si rivela impossibile rispondere? Una domanda che non cerca risposta immediata, ma che invita a continuare a camminare nel buio, alla ricerca di qualcosa che non c'è ancora, ma che potrebbe rivelarsi da un momento all’altro. Il teatro, come lo racconta Latini, è il luogo di questa attesa, di questo respiro condiviso, dove tutto è possibile e nulla è definitivo, dove niente è né non è, ma tutto sembra.

 

​In questa riflessione è racchiusa l'essenza del teatro: il bisogno di essere, non di sembrare; il desiderio di cercare nel buio qualcosa che non c'è e trovarlo.

Il teatro, forse, è il luogo dove il bisogno incontra la bellezza o l’illusione di una connessione?

 

Qual è lo spettacolo che ti piacerebbe vedere? Andresti mai a vedere un tuo spettacolo? 

 

​Può l’immagine essere una porta verso l’immaginazione o un limite che la intrappola?

A cura di Margot Océane

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