La Luce, L’Ombra: La Tragedia
Per l'anno accademico 2024-2025, la Piccola Università Teatrale propone un percorso formativo ricco, stratificato e condiviso con docenti di rilievo nella scena contemporanea, che esplora e destruttura il concetto di interprete e interpretazione. Al centro di questo viaggio, il filo rosso della tragedia: La luce, l’ombra.
Ogni seminario si concentra sulla tragedia, dalla sua nascita fino ai giorni nostri, passando attraverso i classici del teatro. Partire dal classico significa riscoprire la materia originaria del teatro, la sua essenza più profonda, cercando di coglierla da prospettive diverse e con un linguaggio non univoco.
La tragedia si trasforma, assumendo significati diversi nel tempo, nella cultura e nelle etimologie. Inizialmente dal greco τραγῳδία (tragodìa), "canto del capro", legata ai rituali dionisiaci, si riflette sulla forza di un teatro primordiale, eccessivo, che, pur nella sua crudeltà, cerca di portare l’uomo a una catarsi collettiva. In seguito, τραγὶζειν (traghìzein), che significa "cambiare voce", ci riporta all’immagine degli attori che, come capretti, assumevano il tono belante dei soggetti satirici nei riti dedicati a Dioniso.
La tragedia greca, però, non è solo questo. È anche il “trapassare”, il ferire, il penetrare nel profondo dell’animo umano. Prima di divenire dramma tragico, la tragedia era un rito dionisiaco che esplorava la tensione tra vita e morte, violenza e desiderio, passione e vendetta. Le figure mitologiche come Antigone, Edipo, Medea incarnano forze titaniche che sfidano le leggi umane, mosse da impulsi irrazionali che oltrepassano i confini della moralità.
Il teatro stesso, inteso come rito di rivelazione – dal greco θέατρον (théatron), il “luogo da cui si guarda” – si fa da ponte tra l’umano e il divino, il razionale e l’irrazionale, il sociale e il primordiale. È un viaggio nell’abisso dell’animo umano, in cui si crea un forte legame tra chi guarda e chi è guardato, tra chi parla e chi ascolta, in un continuo scambio che diventa esperienza collettiva.
Oggi, la tragedia continua a essere uno specchio potente delle sfide contemporanee: il rapporto con la legge, la giustizia, il desiderio, l’amore, la decadenza morale, la corruzione.
In un mondo che sembra aver perso il senso di comunità, è necessario riprendere il cammino della collettività, riscoprendo il sentimento di appartenenza, di fiducia reciproca, e di consapevolezza condivisa.
Che vita sarebbe, a cosa servirebbe il teatro, se non ci si interrogasse più sull’uomo, sul suo vissuto, sul suo presente, sul suo futuro?
E il Coro? L'elemento che nella tragedia greca si univa per combattere insieme, per dare voce a una lotta collettiva. In una società sempre più individualista, è il momento di attraversare di nuovo, o per la prima volta, il sentimento di comunità e solidarietà.
Questo nuovo anno accademico vuole riscoprire la tragedia e il suo valore, non solo come forma teatrale, ma come potente mezzo di riflessione sull’essere umano e sul suo tempo.
A cura di Margot Océane